Bottiglie di plastica: in Europa ogni anno se ne consumano 46 miliardi, primato all’Italia

Oltre l’80% dei rifiuti che vengono ritrovati ogni anno sulle nostre spiagge è costituito da materiali plastici, di cui il 18% è rappresentato da bottiglie e tappi di plastica.

È quello che si legge in un dossier allarmante pubblicato a cura dell’Ufficio Scientifico di Legambiente in collaborazione con Altreconomica che sottolinea come l’abitudine di consumare acqua in bottiglia sia un fenomeno che vede l’Italia fra i paesi protagonisti.

Secondo un rapporto del 2017 di Seas at Risk (un’associazione no profit che si occupa di promuovere campagne ed iniziative per la tutela degli habitat marini a livello sia europeo che internazionale) in Europa ogni anno vengono consumate circa 46 miliardi di bottiglie di plastica.

Per quanto riguarda l’imbottigliamento e il consumo di acqua in bottiglia l’Italia gioca un ruolo cruciale non solo in Europa, ma a livello globale: con 14 miliardi di litri d’acqua imbottigliata all’anno e un consumo pro-capite di circa 206 litri annui l’Italia si classifica il primo paese in Europa e il secondo al mondo (dopo il Messico) per maggior consumo di acqua in bottiglia!

Secondo i dati raccolti dalle diverse Regioni il 90-95% dell’acqua confezionata in Italia viene imbottigliata in bottiglie di plastica e questo porta, di conseguenza, ad un impiego annuo di bottiglie di plastica che va dai 7,2 agli 8,4 miliardi di bottiglie. Solo il 5-10% dell’acqua viene imbottigliato in bottiglie di vetro.

L’impatto della produzione dell’acqua in bottiglia è enorme sia dal punto di vista ambientale che economico:

  • Il 90% della plastica di cui sono fatte le bottiglie viene prodotta utilizzando materie prime fossili vergini, il che significa che viene prodotta ex novo e non utilizzando plastica derivata da operazioni di riciclo.
  • Ogni anno l’Italia esporta circa 1,3 miliardi di litri di acqua in bottiglia e l’80% del trasporto avviene tramite mezzi di trasporto che viaggiano su gomma (un camion immette nell’ambiente fino a 1300 kg di CO2 ogni 1000 km percorsi).
  • A questo si aggiunge la cattiva gestione dei rifiuti sia nazionale che domestica.

Dal punto di vista economico il business dell’acqua in bottiglia rappresenta un giro di affari enorme che sicuramente non va a vantaggio dei consumatori, basti pensare che tendenzialmente una bottiglia d’acqua a al supermercato ha un prezzo almeno 250 volte superiore a quello che è effettivamente il costo di un litro d’acqua (un canone di circa 2 centesimi al litro).

La dispersione degli imballaggi nell’ambiente, inoltre, si va ad aggiungere a questo danno in quanto la plastica PET, di cui sono fatte le bottiglie di plastica, è riciclabile al 100% e potrebbe essere riutilizzata in parte per produrre nuove bottiglie e in parte per la produzione di svariati oggetti: dai vasi da fiori e i sacchi dell’immondizia fino agli indumenti di pile.

Ma quali sono le cause di questo enorme consumo di acqua confezionata?

9 italiani su 10 dichiarano di acquistare acqua in bottiglia e nonostante l’Italia sia ricca di acqua, perlopiù buona, una delle principali cause che porta a preferire l’acqua confezionata è la scarsa fiducia nella qualità dell’acqua del rubinetto. L’età degli acquedotti, l’inadeguatezza della rete idrica, i malfunzionamenti e la saltuaria presenza di batteri o sostanze chimiche sono le cause principali di questa generale sfiducia.

Nonostante si tratti generalmente di episodi isolati, legati a specifiche zone e che l’acqua che arriva nelle nostre case sia già qualitativamente buona, l’1 Febbraio 2019 la comunità europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva che riguarda le acque potabili che si concentra sull’accurata analisi di 18 parametri chimico-biologici (fra cui spiccano l’eventuale presenza di microplastiche, virus e batteri e sostanze di derivazione industriale) per garantire uno standard qualitativo dell’acqua ancora superiore, oltre che una valutazione dei minerali presenti in essa, maggiore trasparenza sui costi dell’acqua del rubinetto e una maggiore accessibilità per i paesi che ancora faticano ad accedere all’acqua potabile.

Per ridurre il consumo di acqua in bottiglia, e la conseguente dispersione della plastica nell’ambiente, in Italia stanno nascendo diverse proposte e iniziative:

  • Non tutti sanno che, nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, dal 3 luglio del 2017 per 12 mesi il Ministero dell’Ambiente ha attuato, su base volontaria, il sistema di vuoto a rendere già da tempo regolamentato in Germania, Danimarca, Norvegia e in altri paesi europei. Significa che esistono esercizi commerciali dove è possibile riportare i vuoti di plastica e vetro, con un volume compreso fra 0,2 e 1,5 litri, e ritirare la cauzione che era stata versata nel prezzo intrinseco della bottiglia.
  • Incentivare il consumo dell’acqua confezionata in vetro rispetto a quella in plastica e richiedere ai ristoranti di servire acqua del rubinetto microfiltrata in caraffa, come già avviene in molti paesi.
  • Installare in tutte le città casette dell’acqua da cui i cittadini possono approvvigionarsi o gratuitamente oppure a fronte di un costo irrisorio.
  • Fare in modo che i supermercati vendano solo acqua imbottigliata localmente, per ridurre le emissioni legate al trasporto.
  • Alcune università hanno distribuito fra gli studenti borracce di metallo riutilizzabili che possono essere riempite in distributori di acqua microfiltrata, boccioni o fontanelle messi a disposizione nei diversi atenei. Se questo approccio fosse attuato anche da aziende, uffici, mense scolastiche, centri commerciali e privati si ridurrebbe l’acquisto di acqua imbottigliata.

Euro Company in quest’ottica ha aderito all’iniziativa distribuendo fra i suoi dipendenti borracce riutilizzabili che possono essere riempite gratuitamente nei distributori di acqua microfiltrata disponibili in azienda.

Ci stiamo inoltre impegnando per ridurre in generale i quantitativi di plastica nei nostri prodotti: negli ultimi 2 anni abbiamo ridotto di 24 tonnellate i rifiuti da imballaggio e del 10% il peso dei nostri pack. Dove non è possibile, ci stiamo proiettando verso l’impiego di materiali plastici riciclabili per i nostri packaging su cui saranno sempre disponibili le indicazioni per il corretto smaltimento nei rifiuti.

Il nostro ambizioso obiettivo è quello di passare a packaging riciclabili o compostabili al 100% entro il 2020, perché crediamo che l’immissione di plastica nel pianeta rappresenti un problema che non può più essere rimandato.

Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato” (Robert Baden-Powell – generale, educatore e scrittore).

Fonti e approfondimenti:

 

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