Uno studio svolto su una campione di 47.000 donne svedesi, di età compresa tra i 29 e i 49 anni, sembra confermare gli effetti positivi, già noti, della dieta mediterranea sia su patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer o il morbo di Parkinson, sia semplicemente sul declino cognitivo dovuto all’età avanzata.
Lo studio si basa sull’associazione tra l’adesione alla dieta mediterranea nelle donne di mezza età e il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson in età avanzata.
Tra il 1991 e il 1992 è stato chiesto alle donne arruolate di compilare un questionario sul proprio stile di vita e sulle loro abitudini alimentari: in base a queste, è stata poi calcolata l’aderenza ai principi della dieta mediterranea.
I soggetti in esame sono stati poi seguiti nel tempo a partire dal compimento dei 50 anni di età.
Dall’analisi dei dati ottenuti è emerso che il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson – tra le donne che seguivano un regime alimentare che si discostava molto da quello della dieta mediterranea – era doppio rispetto a quello delle donne che seguivano una dieta più vicina ai principi di quella mediterranea.
L’effetto si osserva prevalentemente a partire dai 60 anni e tende ad ampliarsi nel tempo: l’incidenza di malattia aumentava infatti molto più rapidamente dopo i 65 anni tra le donne con bassa aderenza alla dieta mediterranea rispetto alle donne con una aderenza medio-alta, fino ad essere circa tre volte maggiore (tra le prime rispetto alle seconde), all’età di 70 anni.
Nonostante persistano alcuni dubbi dovuti alla natura osservazionale dello studio, questi risultati sottolineano ancora una volta gli effetti positivi della dieta mediterranea sulle patologie neurodegenerative.
Nel 2010 l’UNESCO ha inserito la dieta mediterranea fra i patrimoni immateriali dell’umanità: questo a prova del fatto che la dieta mediterranea, più che un semplice elenco di alimenti, dovrebbe rappresentare un vero e proprio stile di vita.
Osservando il simbolo della dieta mediterranea, cioè la piramide alimentare, possiamo vedere che:
- Si tratta di un regime basato prevalentemente su frutta, verdura e cereali integrali, che devono essere consumati quotidianamente. L’olio extravergine di oliva è il condimento per eccellenza (da consumare a crudo senza esagerare, 3-4 cucchiai al giorno), assieme ad aglio, cipolla, spezie ed erbe aromatiche, da utilizzare in abbondanza al posto del sale.
- Verso il centro della piramide ci sono gli alimenti da consumare settimanalmente: tra questi troviamo alimenti prevalentemente proteici, come il pesce e i legumi, di cui si dovrebbero consumare almeno due porzioni a settimana ciascuno, il pollo e le carni avicole (2-3 porzioni), le uova (1-4 a settimana) e i formaggi da consumare non più di un paio di volte a settimana (le porzioni dovrebbero essere da 100g per i formaggi freschi, 50g invece se sono stagionati).
- Al vertice della piramide ci sono infine gli alimenti da consumare saltuariamente: due porzioni o meno a settimana per le carni rosse, le carni processate (come affettati e salumi) sarebbero da consumare con ancora più parsimonia al massimo una porzione a settimana, mentre i dolci andrebbero consumati solo saltuariamente.
Gli effetti benefici attribuibili alla dieta mediterranea sono probabilmente da imputare all’azione dei numerosi antiossidanti e antinfiammatori naturali presenti all’interno degli alimenti alla base di questo modello dietetico, che rimane uno tra i principali pilastri nella prevenzione del declino cognitivo, delle malattie neurodegenerative e di numerose altre patologie.
Fonti e approfondimenti:
Yin W, Löf M, Pedersen NL, Sandin S, Fang F. Mediterranean Dietary Pattern at Middle Age and Risk of Parkinson’s Disease: A Swedish Cohort Study. Mov Disord. 2020 Oct 20. doi: 10.1002/mds.28314. Epub ahead of print. PMID: 33078857.