C’è una relazione piuttosto stretta tra invecchiamento cellulare precoce e consumo di alimenti ultra-processati: questo è quello che è emerso da uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition e condotto da un team di ricercatori spagnoli dell’Università di Navarra, Pamplona e Madrid i cui risultati sono stati presentati all’European and International Congress on Obesity (Congresso europeo e internazionale dell’obesità) che si è tenuto dall’1 al 4 settembre.
Ma cosa sono i cibi ultra-processati?
Secondo la classificazione degli alimenti NOVA gli alimenti che acquistiamo possono essere divisi in quattro gruppi, da quelli non trasformati a quelli ultra-trasformati, in base a caratteristiche ben definite:
- Alimenti non trasformati o minimamente trasformati (Gruppo 1): questo gruppo include frutta, verdura, noci, semi, cereali, fagioli, legumi e prodotti animali naturali come uova, pesce e latte. Sono alimenti che possono subire dei processi di trasformazione (essiccati, tritati, arrostiti, congelati, bolliti o pastorizzati) ma non contengono ingredienti aggiunti.
- Ingredienti culinari lavorati (Gruppo 2): questo gruppo include oli, grassi come burro, aceto, zuccheri e sale. Questi alimenti non sono pensati per essere mangiati da soli, ma di solito vengono consumati di associazione con gli alimenti appartenenti al gruppo uno.
- Alimenti trasformati (Gruppo 3): a questo gruppo appartengono alimenti che vengono solitamente realizzati utilizzando una miscela di ingredienti dei gruppi uno e due. Includono salumi, insaccati, formaggi, pane fresco, noci salate o zuccherate, frutta in scatola sciroppata, birra e vino. Lo scopo principale della lavorazione è prolungare la vita del cibo o migliorarne il gusto.
- Prodotti alimentari e bevande ultra-processati (Gruppo 4): gli alimenti ultra-processati di solito contengono ingredienti che non aggiungeresti quando cucini in casa. In generale è piuttosto difficile riconoscere i nomi di questi ingredienti poiché spesso si tratta di sostanze chimiche, coloranti, dolcificanti e conservanti. Sono caratterizzati da una lista di ingredienti molto lunga, sono pronti per il consumo, hanno date di scadenza lunghe e, in genere, sono molto saporiti.
Secondo i risultati della ricerca, chi consuma più di 3 porzioni al giorno di cibo ultra-processato ha una probabilità doppia di avere telomeri più corti.
Cosa sono i telomeri?
Sono una sorta di “casco di sicurezza” che si trova all’estremità dei cromosomi: sono materiale genetico “neutro”, che non codifica per nessuna funzione, ma che è indispensabile per mantenere l’integrità dei cromosomi. Nel corso delle varie replicazioni cellulari i telomeri si accorciano; è una cosa fisiologica che va di pari passo con l’invecchiamento cellulare e fisico, ma secondo i risultati dello studio un consumo eccessivo di cibi ultra-processati sembra velocizzare questo processo.
I ricercatori hanno analizzato il DNA presente nei campioni di saliva forniti da 645 uomini e 241 donne, di età media 67-68 anni. Oltre a questo, alle persone era stato chiesto di registrare accuratamente quale e quanto cibo industriale assumessero quotidianamente.
In base al consumo di prodotti ultra-processati gli autori hanno diviso i soggetti in esame in quattro 4 gruppi: basso consumo di cibo ultra-lavorato (meno di 2 porzioni al giorno), consumo medio-basso (da 2 a 2,5 porzioni al giorno), consumo medio-alto (da più di 2,5 a 3 porzioni al giorno) e consumo alto (più di 3 porzioni quotidiane).
Secondo i risultati ottenuti:
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Nei soggetti che consumavano quantità elevate di cibi ultra-processati era più alta la probabilità di manifestare depressione, ipertensione, sovrappeso o obesità e in generale di mortalità per tutte le cause.
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Nel gruppo a consumo maggiore era più elevata la probabilità di una storia familiare di malattie cardiovascolari, diabete e grassi in eccesso nel sangue.
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Gli appartenenti a questo gruppo avevano più degli altri l’abitudine di fare spuntini tra un pasto e l’altro, consumare più grassi, sodio, colesterolo, cibo da fast food e carni lavorate e, contemporaneamente, assumere meno carboidrati, proteine, fibre, olio d’oliva, frutta, verdura e altri micronutrienti.
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Chi consumava più prodotti ultra-processati aveva una probabilità ridotta di aderire alla dieta mediterranea.
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Ultimo, ma non meno importante: il rischio di accorciamento precoce dei telomeri aumentava notevolmente con l’aumento del consumo di cibo molto industrializzato. Infatti, passando da un consumo basso a un consumo medio-basso il rischio aumentava del 29%; da un consumo medio-basso a un consumo medio-alto il rischio era del 40% e, infine, dal consumo medio-alto al consumo alto il rischio arrivava all’82%.
In conclusione: nonostante siano necessarie ulteriori evidenze per confermare questa attività dei telomeri, questo studio si somma ad altri innumerevoli studi che confermano gli effetti dannosi dei cibi ultra-processati sulla salute.
Malgrado la praticità di preparazione e il gusto sicuramente gradevole (dovuto quasi sempre ad un contenuto elevato di sale, grassi e zuccheri), i cibi ultra-processati possono considerarsi vantaggiosi solo per chi li produce e li vende, poiché il loro consumo eccessivo nel corso degli anni è stato associato all’insorgenza di numerose patologie croniche: ipertensione, obesità, sindrome metabolica, depressione, diabete di tipo 2 e diversi tipi di cancro.
Consumare cibi freschi, poco elaborati e prediligere le preparazioni casalinghe a quelle già pronte ed eccessivamente industrializzate, il tutto unito ad un generale stile di vita sano e attivo, si conferma essere il modo migliore per preservare il proprio stato di salute!
Fonti e approfondimenti:
https://www.bbc.co.uk/food/articles/what_is_ultra-processed_food
https://world.openfoodfacts.org/nova