Effetti di salute di diete vegetariane a confronto con diete onnivore: una revisione.

Dieta vegetariana o vegana?

Gli effetti benefici di questi due tipi di dieta sono un argomento di dibattito molto attuale, sia all’interno della comunità scientifica che nei canali di informazione non specializzati come riviste, quotidiani e televisione.

Nella maggior parte dei casi l’oggetto principale del dibattito è il confronto fra gli effetti sulla salute di questo tipo di scelte alimentari con quelli delle diete onnivore, che includono quindi alimenti di origine animale, come le carni e i derivati (latticini e uova).

Un gruppo di studio ha pubblicato, sul Clinical Nutrition Journal, una interessante revisione che analizza tutte le metanalisi, ovvero le pubblicazioni che combinano i risultati di studi che hanno analizzato quesiti simili per aumentare la numerosità del campione, e le revisioni sistematiche disponibili in letteratura che hanno studiato l’associazione tra dieta vegetariana ed effetti sulla salute.

Sono stati presi in considerazione gli effetti dei vari modelli di dieta vegetariana (dai più “flessibili” fino alla dieta vegana vera e propria) solo su alcuni fattori di rischio o su patologie specifiche, senza prendere in esame gli effetti sull’ambiente di queste scelte alimentari. I risultati mostrano che il profilo di effetti delle diete valutate è piuttosto variegato.

Da un lato si confermano alcuni effetti benefici associati all’adozione di un regime alimentare vegano/vegetariano, cioè:

  • Miglioramento del profilo lipidico e lipoproteico rispetto alle diete onnivore: valori di colesterolemia, sia totale sia legata alle LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”);
  • Maggiore controllo dell’obesità, ma non dei marker infiammatori.

È emerso invece che chi esclude alimenti di origine animale ha un più basso apporto di ferro e zinco e di vitamina B12, con livelli più elevati dell’omocisteina plasmatica. Inoltre, la riduzione della colesterolemia si estende anche al colesterolo HDL, il cosiddetto “colesterolo buono”, cui si attribuisce in genere un effetto protettivo anti-aterosclerotico.

Facendo un’analisi complessiva sembra effettivamente che le diete vegetariane siano associate ad una riduzione significativa di circa l’11% degli eventi complessivi sfavorevoli di salute, se confrontati con le diete onnivore.

La cosa sorprendente che emerge da questa revisione, però, è che questa differenza è tuttavia dovuta principalmente al contributo della dieta degli Avventisti del Settimo Giorno (un relativamente recente movimento religioso cristiano), correlata ad una riduzione degli stessi eventi del 28% circa.

Il regime alimentare degli avventisti segue i principi della dieta vegetariana – consente quindi il consumo di latte, derivati del latte e uova – ed è caratterizzato dalla forte promozione di uno stile di vita fisicamente molto attivo che prevede inoltre anche la totale astensione da fumo e alcool.

Se si elimina il contributo di questa dieta, le rimanenti diete classificate come vegetariane hanno effetti solo marginalmente migliori rispetto alle diete onnivore, con una riduzione del rischio di effetti sfavorevoli di salute pari al 3% circa, una differenza quindi non significativa.

Più nello specifico, escludendo dalla valutazione gli studi riguardanti gli Avventisti del Settimo Giorno, gli unici parametri che migliorerebbero seguendo le altre tipologie di diete vegetariane sarebbero associati ad un minor rischio di sviluppare malattie ischemiche del cuore o la malattia diabetica.

L’incidenza complessiva dei tumori sarebbe più bassa, ma non la mortalità per queste patologie, e nessuna correlazione significativa si osserverebbe invece con le malattie cerebrovascolari e con alcune neoplasie ad elevata incidenza (cancro colo-rettale, cancro della mammella, della prostata e dei polmoni), o sulla mortalità per qualunque causa. Sfavorevole sembra invece essere l’effetto delle diete vegane sulla densità ossea.

Secondo i risultati ottenuti da questa revisione sembra quindi che le diete vegetariane troppo rigide siano in realtà associate solo ad un modesto miglioramento dello stato di salute rispetto a quelle onnivore.

L’analisi degli studi relativi alla dieta seguita dagli Avventisti del Settimo Giorno ha messo in luce che in questa comunità il regime alimentare vegetariano era strettamente associato anche all’eliminazione di molti altri fattori di rischio di tipo “non alimentare” (fumo e alcool): questo sicuramente influisce sugli effetti favorevoli che questa dieta ha sullo stato di salute.

Parte di queste differenze, secondo gli autori, sarebbe ascrivibile alle differenze nel microbiota intestinale (ovvero l’insieme di tutte le circa 500 specie di batteri che “abitano” all’interno del nostro apparato digerente) indotte dalle diete ad alto o a basso tenore di fibra o di composti specifici (come la carnitina, la colina, ecc.).

Queste osservazioni evidenziano quindi la limitata utilità della differenziazione tra diete onnivore e diete vegetariane nell’identificare il pattern dietetico caratterizzato dei migliori effetti di salute.

Appare ragionevole immaginare quindi che una dieta basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale, ma integrata da quantità moderate di alimenti di origine animale (le cosiddette diete flexitariane), e associata ad uno stile di vita salutare, possa rappresentare il modello di riferimento da promuovere.

Fonti e approfondimenti:

Oussalah A, Levy J, Berthezène C, Alpers DH, Guéant JL; Health outcomes associated with vegetarian diets: An umbrella review of systematic reviews and meta-analyses; Clin Nutr.2020; S0261-5614(20)30101-1.

http://www.nutrition-foundation.it/notizie/effetti-di-salute-di-diete-vegetariane-a-confronto-con-diete-onnivore-i-risultati-di-una-umbrella-review.aspx

www.focus.it/scienza/salute/che-cose-il-microbiota-spy

 

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