Da Euro Company 4.000 conserve di frutta donate alla Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna

Trasformare lo spreco in risorsa: con Rifrutta, materie prime eccellenti – che le logiche del mercato avrebbero scartato – diventano conserve di frutta uniche e di altissima qualità.

Come Società Benefit e azienda certificata B Corp, Euro Company è impegnata nel diffondere e condividere attività e iniziative che portino un beneficio tangibile e abbiano un impatto positivo sulle persone e sul pianeta. L’azienda di frutta secca ed essiccata di Godo di Russi ha infatti dedicato ai valori di sostenibilità economica, sociale e ambientale, il recente progetto “Rifrutta – la conserva che non spreca” che segue la regola delle 3R dell’economia circolare: riduco, riutilizzo, riciclo.

Euro Company ha dato vita a due prodotti unici: le conserve di frutta essiccata in vasetto da 250 grammi. Grazie all’incontro con un piccolo produttore del forlivese è stata data nuova forma a due materie prime qualitativamente straordinarie e che tuttavia sarebbero rimaste inutilizzate. Ecco allora che attraverso un’accurata lavorazione artigianale di arance e prugne essiccate che ne ha rinnovato il ciclo di vita, sono nate le preziose conserve Rifrutta: Arance Caramellate e Prugne Sciroppate. Prodotti di eccellente qualità, pensati appositamente per essere donati in esclusiva alla Fondazione Banco Alimentare Emilia-Romagna Onlus e a tutti i collaboratori di Euro Company.

Oltre una tonnellata di materia prima coinvolta nel progetto, tra arance, prugne essiccate e zucchero di foresta biologico (un dolcificante naturale che si ricava dalla linfa dell’albero di palma Arenga Pinnata), per dare vita alla produzione di oltre 5.000 vasetti di conserve. Di queste, circa 4.000, donati nei giorni scorsi alla Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna Onlus, per un valore di oltre 25.000 euro. Proprio perché pensate appositamente per la Fondazione, le conserve Rifrutta non sono destinate alla vendita al pubblico.

Secondo la FAO (https://www.fao.org/news/story/it/item/1441736/icode/), quasi 1/3 del cibo prodotto per il consumo umano viene sprecato ogni anno; di questi, circa il 14% viene perduto tra il momento della raccolta e quello della vendita al dettaglio. E questo spreco ha un’incidenza importante anche sulle emissioni di gas a effetto serra, proprio perché si sperperano energie per produrre alimenti che non verranno mai consumati, con conseguenze che si ripercuotono su società e ambiente.

«Contrastare questo fenomeno vuol dire fare un passo avanti per sconfiggere la fame nel mondo, migliorare la nutrizione, favorire un’agricoltura sostenibile. E ognuno di noi può fare la differenza. Vogliamo dare il nostro contributo per fermare questo spreco di risorse e di cibo – spiega Mario Zani, Direttore Generale di Euro Company –: è un nostro dovere in quanto azienda alimentare e scegliamo di farlo con questo ambizioso progetto. Le buone intenzioni, infatti, non bastano più: rispettare il pianeta significa agire concretamente e quotidianamente contro tutti gli sprechi».

Stefano Dalmonte, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna Onlus, dichiara: “Ringraziamo Euro Company per la donazione delle conserve, così preziose, che abbiamo già iniziato a distribuire. Il Banco Alimentare dell’Emilia Romagna da trent’anni recupera generi alimentari e li distribuisce ad una rete di 750 organizzazioni convenzionate che si occupano di assistenza a persone in difficoltà. Solo l’anno scorso sono stati donati su base regionale alimenti per 20 milioni di pasti gratuiti. Siamo molto lieti di poter collaborare con aziende come Euro Company: la partnership avviata rispetta perfettamente gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu e ci auguriamo che questo tipo di collaborazione, così preziosa, possa essere di stimolo ad altre realtà, per continuare il nostro percorso sulla strada della sostenibilità e dell’economia circolare basata sul dono”.

 

Relazione di Sostenibilità 2020>2021

La nostra Relazione di Sostenibilità 2020>2021 è dettagliata secondo i sette punti della Mission aziendale, così come sono stati definiti da tutto il personale della Euro Company S.p.A. SB.
Riuniti in più gruppi di studio, nel 2019 gli oltre 400 collaboratori di Euro Company hanno individuato insieme i valori e i relativi ambiti che, messi “nero su bianco”, hanno caratterizzato l’Azienda da quel momento in avanti. Frutto di questa ricerca sono i sette punti che oggi compongono la Mission aziendale, definita e sottoscritta da tutti, metro di giudizio e di prospettiva su cui si basa la Relazione di Sostenibilità.

Potete sfogliarla e scaricarla a questo link:

Relazione Sostenibilità 2020>2021

“Dal produttore al consumatore”: strategia per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

Nell’ambito del Green Deal, la tabella di marcia stabilita e condivisa da tutti gli stati per rendere per rendere l’Europa (e la sua economia) il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, il 20 maggio 2020 è stata pubblicata la comunicazione dal titolo “Una strategia ‘Dal produttore al consumatore’ per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente”, “A Farm to Fork Strategy” in inglese, che affronta in modo globale le sfide poste dal conseguimento di sistemi alimentari sostenibili, riconoscendo i legami inscindibili tra persone sane, società sane e un pianeta sano.

Nonostante i prodotti alimentari europei godano già di standard molto elevati a livello globale, e rappresentino un sinonimo di sicurezza, abbondanza, nutrimento e qualità, i recenti avvenimenti hanno sottolineato l’importanza di un sistema alimentare solido e resiliente che funzioni in qualsiasi circostanza e sia in grado di assicurare ai cittadini un approvvigionamento sufficiente di alimenti a prezzi accessibili.

Negli ultimi mesi infatti le persone hanno espresso sempre di più la necessità di sentirsi “vicine” al cibo che consumano, a conferma di questo negli ultimi mesi sono infatti aumentate in maniera vertiginosa le richieste di prodotti a filiera più corta e tracciabile e questo perché le persone vogliono alimenti freschi, poco lavorati e provenienti da fonti sostenibili.

“La crisi del coronavirus ha dimostrato la vulnerabilità di tutti noi e l’importanza di ripristinare l’equilibrio tra l’attività umana e la natura. La strategia sulla biodiversità e la strategia “Dal produttore al consumatore” sono il fulcro dell’iniziativa Green Deal e puntano a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari e biodiversità: proteggere la salute e il benessere delle persone e, al tempo stesso, rafforzare la competitività e la resilienza dell’UE. Queste strategie sono una parte fondamentale della grande transizione che stiamo intraprendendo.”
Queste sono le parole del vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans.

Vi è quindi la necessità di mettere i consumatori nelle condizioni di poter scegliere alimenti sani e sostenibili con conseguente vantaggio per l’ambiente e riduzione dei costi sanitari per la società: tutti gli attori della filiera alimentare devono quindi considerarla non solo come una responsabilità, ma anche un’opportunità.

Le parole chiave della filiera agroalimentare e del cibo devono quindi diventare: sostenibile, sano, sociale ed etico.

1.       Sostenibile

Sebbene la transizione dell’UE verso sistemi alimentari sostenibili sia iniziata in molte aree, i sistemi alimentari restano una delle principali cause dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale. L’agroalimentare deve competere con la sostenibilità, non con i prezzi bassi.
Questo significa:

  • Fare in modo che la filiera alimentare (intesa come l’insieme di produzione, trasporto, distribuzione, commercializzazione e consumo di prodotti alimentari) abbia un impatto ambientale positivo o neutro.
  • Ridurre la dipendenza da pesticidi e antimicrobici. Per fare ciò verrà revisionata la direttiva sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, verranno rafforzate le disposizioni in materia di difesa integrata e verranno promossi i metodi alternativi di protezione delle colture che non prevedano l’impiego di sostanze chimiche. Stesso discorso vale per i fertilizzanti.
  • Proteggere i terreni, il suolo, l’acqua, l’aria, la salute delle piante e la salute e il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità.
  • Incoraggiare gli agricoltori ad investire in nuovi modelli di business verde: sequestro di carbonio dal suolo, energie rinnovabili (metano proveniente dall’allevamento di bestiame, fotovoltaico, digestione anaerobica, ecc.), biofertilizzanti, bioeconomia circolare, filiere corte, ecc…
  • Promuovere la coltivazione e produzione di fonti proteiche vegetali alternative alle proteine animali, riducendo quindi l’impatto delle emissioni dovute all’allevamento di bestiame.
  • Promozione dell’agricoltura biologica, stimolando la domanda e l’offerta di prodotti.

La sostenibilità deve essere raggiunta con la tecnologia, non con un ritorno all’agricoltura del passato.

2.       Sano

Nell’Unione Europea circa 33 milioni di persone non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni e l’assistenza alimentare è appena essenziale in molti Stati membri. Oltre a questo, i regimi alimentari europei nel complesso non sono in linea con le raccomandazioni nutrizionali nazionali e l’opzione più sana non è sempre quella più facilmente disponibile.
Gli alimenti devono essere disponibili a tutti in quantità e qualità, il che vuole dire che:

  • Tutte le persone devono avere accesso ad alimenti nutrienti e sostenibili in quantità sufficienti.
  • Gli alimenti devono rispettare standard elevati in materia di sicurezza e qualità.
  • Il benessere degli animali da allevamento, che si traduce in salute e cibo di qualità, deve crescere in modo esponenziale.
  • Le imprese del settore alimentare devono impegnarsi a realizzare azioni concrete in materia di salute e sostenibilità: ridurre la propria impronta ambientale, adattare le strategie di marketing, ridurre gli imballaggi, ecc…
  • È necessario fornire ai consumatori gli strumenti necessari per compiere scelte alimentari consapevoli, sane e sostenibili: etichettatura nutrizionale chiara e obbligatoria sulla parte anteriore dell’imballaggio, estensione a determinati prodotti dell’obbligo delle indicazioni di origine, armonizzazione delle dichiarazioni ambientali volontarie.

3.       Sociale ed etico

Preservare l’accessibilità economica degli alimenti a tutti i consumatori non deve significare avere cibo a prezzi bassissimi.
La transizione infatti non può avvenire senza un cambio di mentalità, regimi alimentari e valori sia da parte dei produttori, ma anche dei consumatori:

  • Da parte dei produttori la catena del valore deve mostrare con chiarezza la remunerazione nei vari stadi della filiera per garantire rendimenti economici più equi nella catena di approvvigionamento.
  • È necessario promuovere il commercio equo.
  • I lavoratori della filiera devono avere adeguate garanzie in tema di salute e sicurezza sul lavoro.
  • Obesità e sovrappeso sono in aumento e questo si ripercuote sui relativi costi sanitari. Questo rende necessario un cambiamento nei regimi alimentari delle persone, per fare in modo che anche i consumatori diventino più responsabili e sostenibili.
  • I prodotti alimentari importati da paesi terzi devono rispettare le norme UE in materia di ambiente.
  • È importante contrastare le frodi alimentari, individuarle e prevenirle attraverso il coordinamento con Stati membri dell’UE e paesi terzi.
  • Ridurre gli sprechi alimentari è fondamentale. Attualmente circa il 20% degli alimenti viene buttato.

“A Farm to Fork” è una vera e propria rivoluzione per il sistema agroalimentare, che ha come obiettivo ultimo non solo quello di rendere sostenibile il sistema alimentare dell’UE, ma di renderlo un vero e proprio manifesto in materia di sostenibilità con lo scopo di innalzare gli standard a livello mondiale.

 

Fonti e approfondimenti:

https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:ea0f9f73-9ab2-11ea-9d2d-01aa75ed71a1.0009.02/DOC_1&format=PDF

https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/actions-being-taken-eu/farm-fork_it

file:///C:/Users/smarconi/Downloads/Farm_to_fork_it.pdf.pdf

 

 

EARTH DAY 2020: una giornata di mobilitazione digitale

Esiste un evento internazionale che coinvolge 192 Paesi e circa un miliardo di persone!

Oggi, 22 aprile, si celebra infatti la Giornata Mondiale della Terra, la manifestazione ambientalista che si tiene ogni anno per sensibilizzare la popolazione sulla salvaguardia del pianeta.

L’origine di questa manifestazione è da ricollegare ad un evento particolarmente traumatico dal punto di vista ambientale che scosse gli Stati Uniti d’America nel 1969: il disastro ambientale di Santa Barbara (California) durante il quale per una fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil vennero riversate circa 80mila litri di petrolio nell’Oceano Pacifico.

In seguito a questo avvenimento l’allora senatore del Wisconsin, Gaylord Nelson, organizzò, nella giornata del 22 aprile, un teach-in nei campus universitari per favorire il dibattito sul disastroso deterioramento ambientale che stavano vivendo gli Stati Uniti, durante il quale venne coinvolto anche l’attivista Denis Hayes.

L’evento suscitò un tale interesse da parte dei media e delle istituzioni che Hayes decise di creare uno staff nazionale di 85 persone con l’obiettivo di promuovere e svolgere attività di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale.

Gli sforzi si sono poi presto ampliati fino ad includere un grandissimo numero di organizzazioni, gruppi di fede e associazioni.

Il 22 aprile 1970, a un anno dal disastro, 20 milioni di cittadini americani (il 10% della popolazione) si mobilitarono per una manifestazione a difesa del pianeta dove vennero organizzate proteste contro il degrado ambientale.

Da allora, il 22 aprile è stato individuato come simbolo del movimento, diventando il giorno prescelto per celebrare l’Earth Day.

Nel 1990 la Giornata della Terra diventa globale, mobilitando circa 200 milioni di persone in 141 paesi.

Oggi, a 50 anni da quella prima giornata di proteste, il tema dell’Earth Day 2020 è l’azione climatica.

Il cambiamento climatico rappresenta infatti la più grande sfida per il futuro dell’umanità e di tutti quei sistemi di supporto alla vita che rendono il nostro mondo abitabile.

In occasione della Giornata della Terra 2020, è necessario appropriarsi di tutti gli strumenti a disposizione per poter cambiare la nostra vita e il nostro mondo non per un giorno solo, ma per sempre.

Il periodo storico ci costringe infatti a mantenere le distanze fisiche, ma grazie ai media digitali siamo più uniti e connessi che mai.

L’invito è quindi quello di unirsi in una giornata di mobilitazione digitale: per le 24 ore della Giornata mondiale della Terra, il web e la televisione saranno riempiti da dibattiti globali in streaming, inviti all’azione, spettacoli, documentari, insegnamenti online, video e molto altro ancora, con l’obiettivo di mobilitare il mondo ed intraprendere le azioni più significative per fare la differenza.

Visitando il sito www.earthday.org è possibile rimanere aggiornati su tutte le iniziative che si stanno svolgendo nel mondo a sostegno della Giornata mondiale della Terra.

Le possibilità di rimanere aggiornati anche tramite piattaforme italiane sono molte.

Di seguito alcuni link da non perdere da cui sarà possibile seguire alcuni interessanti aggiornamenti riguardanti questa manifestazione:

  • Sarà possibile seguire la maratona multimediale ufficiale #OnePeopleOnePlanet promossa da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari: sia su raiplay.it/programmi/onepeopleoneplanet , sia sul sito di Earth Day Italia  , sia direttamente sul loro canale YouTube.

  • Anche National Geographic dedicherà una maratona live streaming alla Giornata, dal titolo “Cosa ci dice la Terra”, che sarà possibile seguire al seguente link.

Non importa dove ti trovi, puoi fare la differenza. E non sei solo, perché insieme possiamo salvare la Terra”.

Fonti e approfondimenti:

www.earthday.org/history/

www.earthday.org/earth-day-2020/

 

 

 

Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2019

Nel 2019 esistono ancora paesi in cui quasi il 50% della popolazione, soprattutto bambini, vive in condizioni di denutrizione. Sono più di 820 milioni nel mondo le persone che non hanno accesso a cibo di qualità e ad una dieta equilibrata, indispensabile per la normale crescita, sviluppo e mantenimento di tutto l’organismo.

Al contrario, mentre nei paesi in via di sviluppo le persone faticano ogni giorno per racimolare una quantità di cibo sufficiente alla sopravvivenza, nei paesi occidentali l’obesità infantile dilaga raggiungendo livelli allarmanti diventando ogni giorno un problema sempre più rilevante di sanità pubblica. Basti pensare che, solo nel nostro paese, la percentuale di bambini malnutriti e sovrappeso fra i 5 e i 19 anni è del 36,8%, (un aumento del 39,1% rispetto a dieci anni fa). Allo stesso tempo circa il 14% di tutto il cibo prodotto nel mondo viene gettato ancora prima di raggiungere lo scaffale dei punti vendita a causa di problematiche che insorgono nelle fasi produttive, di trasporto e di stoccaggio.

Alimentazione squilibrata e spreco alimentare sono solo alcuni dei temi che vengono trattati oggi, 16 ottobre, nella giornata mondiale dell’alimentazione.

Istituita come ricorrenza per celebrare la fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura – FAO (16 ottobre 1945), nel corso degli anni ha coinvolto più di 150 paesi nel mondo trasformandola, da semplice anniversario, in una vera e propria giornata dedicata alla sensibilizzazione su problematiche che affliggono la nostra società: povertà, fame, denutrizione e malnutrizione, ma anche sicurezza e legislazione alimentare, sostenibilità ambientale delle produzioni, food waste e alimentazione equilibrata.

La diffusione di diete nutrienti, equilibrate e sostenibili per tutti rappresenta il tema cruciale di questa giornata: la cura dell’alimentazione è la prima forma di prevenzione nei confronti di molte patologie croniche come diabete, ipertensione, sindrome metabolica, obesità e anche diverse forme tumorali.

Allo stesso tempo limitare gli sprechi e fare in modo che la produzione alimentare sia sostenibile per il pianeta e accessibile a tutti è un impegno da cui nessun paese può più sottrarsi ed è proprio questo il tema della giornata mondiale dell’alimentazione 2019.

Il progetto è grande ed ambizioso, per questo è indispensabile che la società venga coinvolta su tutti i livelli: dai governi all’intera filiera produttiva, fino al consumatore finale.

Ognuno infatti, nel suo piccolo, può contribuire al raggiungimento dell’impegno fissato per l’Agenda 2030 e a questo scopo la FAO ha condiviso sul suo sito un elenco di linee guida da applicare nel quotidiano per iniziare a fare del bene a noi stessi e al mondo:

  1. Scelte dietetiche:
  • Segui le linee guida per una sana alimentazione del tuo paese, forniscono consigli su come assicurarti di assumere abbastanza nutrienti per vivere una vita in salute.
  • Aggiungi verdure, frutta, legumi, noci e cereali integrali alla tua dieta: oltre che essere benefici per il nostro organismo sono anche migliori per il pianeta!
  • Tagliare su amidi raffinati, zucchero, grassi e sale: in generale riduci il consumo di alimenti ultra-trasformati e di derivati animali, ne beneficerà il tuo corpo e anche il pianeta.
  • Scambia cibi raffinati con opzioni “integrali” più ricchi di nutrienti.
  • Conosci i tuoi grassi: sostituisci i grassi saturi con i grassi insaturi ed evita il consumo di grassi trans, presenti soprattutto in prodotti confezionati.
  1. Scelte del pianeta:
  • Riduci la tua impronta alimentare: l’impatto ambientale dei cibi che mangiamo varia da prodotto a prodotto. Alcuni alimenti richiedono l’impiego di molte più risorse naturali, come l’acqua, per la loro produzione rispetto ad altri. Le produzioni animali, ad esempio, impiegano molte più risorse rispetto a quelle necessarie per le produzioni vegetali.
  • Evita di acquistare alimenti con quantità eccessive di imballaggio, utilizza contenitori e sacchetti riutilizzabili.
  • Diversifica la tua dieta: favorisci i prodotti tradizionali, locali e stagionali, sostieni la biodiversità della tua area geografica!
  • Mangia pesce di provenienza sostenibile: il pesce è un’ottima fonte di proteine e omega-3, ma è bene prediligere pesci derivati da pesca locale e, se si sceglie di consumare pesce di allevamento, assicurarti che derivi da allevamenti eco-sostenibili e che esibisca un certificato di qualità.
  • Conservare e sprecare meno: evita di sprecare il cibo, acquista solo quello che ti serve e se avanza del cibo non gettarlo, ma conservalo in frigo o in freezer e riutilizzalo. Leggi bene le indicazioni per la conservazione e la scadenza e utilizza contenitori ermetici e riutilizzabili per conservare gli avanzi.
  1. Scelte di vita:
  • Mangia in compagnia e cucina a casa. Fa bene alla salute e all’umore!
  • Impara a leggere le etichette: sono la carta d’identità dell’alimento e danno indicazioni su energia, nutrienti, ingredienti, conservazione e scadenza. Saperle leggere ci può aiutare a fare delle scelte più consapevoli e a sprecare di meno.
  • Non lasciarti influenzare dagli imballaggi o dalla pubblicità.
  • Fai attività fisica per almeno 30 minuti, ogni giorno.
  • Richiedi pasti e snack più salutari: nelle mense (sia scolastiche che aziendali) e nei distributori automatici chiedi che siano forniti prodotti salutari e nutrienti.
  • Parla alle persone, condividi le tue conoscenze e la tua passione per il cibo: il cibo connette tutti!

“Fame Zero va oltre la fame, significa garantire cibo nutriente per tutti dovunque, è necessario intervenire affinché un’alimentazione sana sia disponibile per tutti. Le nostre azioni sono il nostro futuro!

 

#ZeroHunger

#FameZero

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.fao.org/sustainable-development-goals/goals/goal-2/en/

http://www.fao.org/3/ca5268it/ca5268it.pdf

www.repubblica.it/cronaca/2019/10/15/news/italia_bambini_obesi_unicef-238581950/

https://www.focus.it/comportamento/economia/giornata-mondiale-alimentazione-fao-perdite-mondiali-di-cibo

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/istituzioni/2019/10/15/domani-giornata-mondiale-alimentazione-obiettivo-fame-zero_cfb09ea8-1660-4247-9d50-3c00cdf8acdf.html

 

 

 

Facciamo chiarezza: cos’è la shelf-life di un prodotto alimentare?

Capita sempre più spesso di sentire parlare di “shelf-life” di un prodotto alimentare, ma che cosa significa esattamente shelf-life?

L’IZSVe (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) ha pubblicato un video che funge da semplice guida utile per muoversi attraverso le diverse diciture che si possono incontrare sulle confezioni dei prodotti alimentari acquistabili nei negozi e nella grande distribuzione.

Shelf-life significa letteralmente “vita di scaffale” e si utilizza per indicare la vita commerciale del prodotto, ovvero il tempo che intercorre fra la produzione e il consumo del prodotto stesso senza che vi siano rischi per la salute del consumatore.

Con il passare del tempo nel prodotto avvengono delle modifiche che causano un decadimento della sua qualità (gusto, consistenza, colore, ecc.), ma queste modifiche organolettiche non devono in alcun modo compromettere la sua sicurezza igienico sanitaria.

La shelf life di un prodotto alimentare dipende quindi dalle sue caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche:

  • Composizione;
  • Contenuto d’acqua;
  • Trattamenti di conservazione;
  • Tipo di confezionamento.

La durata della shelf-life deve essere individuata dal produttore (in seguito a prove di laboratorio) e deve essere indicata sulla confezione:

  • Data di scadenza -> “da consumarsi entro il…“:  viene utilizzata su tutti quegli alimenti che sono freschi e deperibili, la data di scadenza indica che oltre la data indicata l’alimento non è più sicuro dal punto di vista sanitario e consumandolo si incorre nel rischio di tossinfezioni;

  • Tmc (termine minimo di conservazione) -> “da consumarsi preferibilmente entro il…“: viene utilizzato per i cosiddetti “alimenti stabili” e significa che oltre quella data può esserci un decadimento organolettico del prodotto e deve quindi essere consumato il prima possibile, ma non ci sono rischi per la salute.

Alla luce di questa differenza è evidente che leggere le etichette dei prodotti alimentari che acquistiamo è fondamentale non solo per evitare rischi per la salute, ma anche per limitare lo spreco.

Capita infatti spesso che, per un errore di interpretazione delle etichette, vengano gettati nei rifiuti alimenti ancora perfettamente commestibili solo per paura che possano essere dannosi per la salute.

Imparare a leggere le etichette dei prodotti alimentari serve quindi non solo ad aiutarci a vivere in salute, ma contribuisce anche alla salute del pianeta.

Fonti e approfondimenti:

https://www.youtube.com/channel/UCZ5EUOiFj2fHpKU-H0ZtJPw 

Bottiglie di plastica: in Europa ogni anno se ne consumano 46 miliardi, primato all’Italia

Oltre l’80% dei rifiuti che vengono ritrovati ogni anno sulle nostre spiagge è costituito da materiali plastici, di cui il 18% è rappresentato da bottiglie e tappi di plastica.

È quello che si legge in un dossier allarmante pubblicato a cura dell’Ufficio Scientifico di Legambiente in collaborazione con Altreconomica che sottolinea come l’abitudine di consumare acqua in bottiglia sia un fenomeno che vede l’Italia fra i paesi protagonisti.

Secondo un rapporto del 2017 di Seas at Risk (un’associazione no profit che si occupa di promuovere campagne ed iniziative per la tutela degli habitat marini a livello sia europeo che internazionale) in Europa ogni anno vengono consumate circa 46 miliardi di bottiglie di plastica.

Per quanto riguarda l’imbottigliamento e il consumo di acqua in bottiglia l’Italia gioca un ruolo cruciale non solo in Europa, ma a livello globale: con 14 miliardi di litri d’acqua imbottigliata all’anno e un consumo pro-capite di circa 206 litri annui l’Italia si classifica il primo paese in Europa e il secondo al mondo (dopo il Messico) per maggior consumo di acqua in bottiglia!

Secondo i dati raccolti dalle diverse Regioni il 90-95% dell’acqua confezionata in Italia viene imbottigliata in bottiglie di plastica e questo porta, di conseguenza, ad un impiego annuo di bottiglie di plastica che va dai 7,2 agli 8,4 miliardi di bottiglie. Solo il 5-10% dell’acqua viene imbottigliato in bottiglie di vetro.

L’impatto della produzione dell’acqua in bottiglia è enorme sia dal punto di vista ambientale che economico:

  • Il 90% della plastica di cui sono fatte le bottiglie viene prodotta utilizzando materie prime fossili vergini, il che significa che viene prodotta ex novo e non utilizzando plastica derivata da operazioni di riciclo.
  • Ogni anno l’Italia esporta circa 1,3 miliardi di litri di acqua in bottiglia e l’80% del trasporto avviene tramite mezzi di trasporto che viaggiano su gomma (un camion immette nell’ambiente fino a 1300 kg di CO2 ogni 1000 km percorsi).
  • A questo si aggiunge la cattiva gestione dei rifiuti sia nazionale che domestica.

Dal punto di vista economico il business dell’acqua in bottiglia rappresenta un giro di affari enorme che sicuramente non va a vantaggio dei consumatori, basti pensare che tendenzialmente una bottiglia d’acqua a al supermercato ha un prezzo almeno 250 volte superiore a quello che è effettivamente il costo di un litro d’acqua (un canone di circa 2 centesimi al litro).

La dispersione degli imballaggi nell’ambiente, inoltre, si va ad aggiungere a questo danno in quanto la plastica PET, di cui sono fatte le bottiglie di plastica, è riciclabile al 100% e potrebbe essere riutilizzata in parte per produrre nuove bottiglie e in parte per la produzione di svariati oggetti: dai vasi da fiori e i sacchi dell’immondizia fino agli indumenti di pile.

Ma quali sono le cause di questo enorme consumo di acqua confezionata?

9 italiani su 10 dichiarano di acquistare acqua in bottiglia e nonostante l’Italia sia ricca di acqua, perlopiù buona, una delle principali cause che porta a preferire l’acqua confezionata è la scarsa fiducia nella qualità dell’acqua del rubinetto. L’età degli acquedotti, l’inadeguatezza della rete idrica, i malfunzionamenti e la saltuaria presenza di batteri o sostanze chimiche sono le cause principali di questa generale sfiducia.

Nonostante si tratti generalmente di episodi isolati, legati a specifiche zone e che l’acqua che arriva nelle nostre case sia già qualitativamente buona, l’1 Febbraio 2019 la comunità europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva che riguarda le acque potabili che si concentra sull’accurata analisi di 18 parametri chimico-biologici (fra cui spiccano l’eventuale presenza di microplastiche, virus e batteri e sostanze di derivazione industriale) per garantire uno standard qualitativo dell’acqua ancora superiore, oltre che una valutazione dei minerali presenti in essa, maggiore trasparenza sui costi dell’acqua del rubinetto e una maggiore accessibilità per i paesi che ancora faticano ad accedere all’acqua potabile.

Per ridurre il consumo di acqua in bottiglia, e la conseguente dispersione della plastica nell’ambiente, in Italia stanno nascendo diverse proposte e iniziative:

  • Non tutti sanno che, nell’ottica di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, dal 3 luglio del 2017 per 12 mesi il Ministero dell’Ambiente ha attuato, su base volontaria, il sistema di vuoto a rendere già da tempo regolamentato in Germania, Danimarca, Norvegia e in altri paesi europei. Significa che esistono esercizi commerciali dove è possibile riportare i vuoti di plastica e vetro, con un volume compreso fra 0,2 e 1,5 litri, e ritirare la cauzione che era stata versata nel prezzo intrinseco della bottiglia.
  • Incentivare il consumo dell’acqua confezionata in vetro rispetto a quella in plastica e richiedere ai ristoranti di servire acqua del rubinetto microfiltrata in caraffa, come già avviene in molti paesi.
  • Installare in tutte le città casette dell’acqua da cui i cittadini possono approvvigionarsi o gratuitamente oppure a fronte di un costo irrisorio.
  • Fare in modo che i supermercati vendano solo acqua imbottigliata localmente, per ridurre le emissioni legate al trasporto.
  • Alcune università hanno distribuito fra gli studenti borracce di metallo riutilizzabili che possono essere riempite in distributori di acqua microfiltrata, boccioni o fontanelle messi a disposizione nei diversi atenei. Se questo approccio fosse attuato anche da aziende, uffici, mense scolastiche, centri commerciali e privati si ridurrebbe l’acquisto di acqua imbottigliata.

Euro Company in quest’ottica ha aderito all’iniziativa distribuendo fra i suoi dipendenti borracce riutilizzabili che possono essere riempite gratuitamente nei distributori di acqua microfiltrata disponibili in azienda.

Ci stiamo inoltre impegnando per ridurre in generale i quantitativi di plastica nei nostri prodotti: negli ultimi 2 anni abbiamo ridotto di 24 tonnellate i rifiuti da imballaggio e del 10% il peso dei nostri pack. Dove non è possibile, ci stiamo proiettando verso l’impiego di materiali plastici riciclabili per i nostri packaging su cui saranno sempre disponibili le indicazioni per il corretto smaltimento nei rifiuti.

Il nostro ambizioso obiettivo è quello di passare a packaging riciclabili o compostabili al 100% entro il 2020, perché crediamo che l’immissione di plastica nel pianeta rappresenti un problema che non può più essere rimandato.

Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato” (Robert Baden-Powell – generale, educatore e scrittore).

Fonti e approfondimenti:

 

La guerra allo spreco alimentare inizia dalla spesa

Ogni anno nel mondo vengono sprecate circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, di cui l’80% ancora commestibile.

Lo spreco alimentare viene definito dalla Commissione Europea come:

“L’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati ad essere eliminati o smaltiti”.

Complessivamente circa 1/3 della produzione mondiale di cibo destinato al consumo umano viene cestinato e solo nei paesi industrializzati lo spreco annuo di cibo è di circa 200 milioni di tonnellate (90 milioni solo in Europa).

A rendere inaccettabili queste cifre è il fatto che nel mondo, soprattutto nei paesi sottosviluppati, sono milioni le persone che soffrono la fame: tutto il cibo che viene gettato, infatti, sarebbe più che sufficiente per sfamare circa 2 miliardi di persone.

Come se non bastasse questo enorme spreco ha dei costi monetari non indifferenti: ogni anno infatti lo spreco alimentare costa al mondo 1.000 miliardi di dollari, che salgono a 2.600 miliardi se si considerano anche tutti i cosiddetti “costi nascosti” (ad esempio acqua e impatto ambientale). 

Il rapporto Waste Watcher (dati 2015) ha quantificato l’impatto che le diverse fasi di produzione, vendita e consumo dei prodotti alimentari hanno sullo spreco a livello nazionale:

  • il 32% del cibo si perde nella fase di produzione (fasi di coltivazione o allevamento della materia prima)
  • il 22% si spreca nelle fasi successive alla raccolta e nello stoccaggio
  • l’11% va perso durante la lavorazione industriale (trasformazione, scarto e invenduto)
  • il 22% è lo spreco domestico
  • il 13% si spreca durante la distribuzione e nella ristorazione

Com’è possibile notare la maggior parte degli alimenti viene persa già durante le prime fasi produttive, ma nonostante questo lo spreco domestico ha comunque un peso decisamente rilevante sul bilancio finale.

Secondo l’Osservatorio sugli sprechi in Italia la maggior parte dei prodotti che ogni giorno finiscono nelle pattumiere degli italiani sono latticini (32%), carne (30%), uova (29%), pane (28%), frutta e verdura (17%) e pesce (15%).

Esiste una lista di 10 linee guida rilasciate dal Ministero della Salute che, qualora venissero applicate in maniera sistematica da tutta la popolazione nazionale, contribuirebbero alla limitazione degli sprechi almeno a livello domestico:

  1. Prima di recarsi a fare la spesa è bene pianificare i pasti della settimana e controllare gli ingredienti che già si possiedono in casa in modo da comprare solo ciò che è effettivamente necessario; 
  2. Meglio evitare di andare a fare la spesa quando si è affamati perché è facile eccedere con gli acquisti;
  3. Importante non farsi prendere eccessivamente la mano dalle offerte;
  4. Leggere attentamente l’etichetta per essere sicuri di acquistare prodotti di qualità e per capirne la modalità di conservazione;
  5. Assicurarsi di applicare la giusta modalità di conservazione e, se la confezione del prodotto non è richiudibile, è bene utilizzare contenitori ermetici;
  6. Distribuire gli alimenti nel frigorifero in base alla data di scadenza posizionando i prodotti acquistate più di recente sul fondo e dando la precedenza a quelli più “vecchi”;
  7. Conoscere la differenza fra “data di scadenza” (data oltre la quale il prodotto non dovrebbe più essere mangiato) e “termine minimo di conservazione” (data oltre la quale il prodotto potrebbe aver subito qualche modifica dal punto di vista organolettico, ma può ancora essere consumato);
  8. Tenere sempre frutta e verdura in vista in modo da ricordarsi di consumarla;
  9. Preferire porzioni piccole in modo da poter utilizzare più alimenti contemporaneamente e impiegare gli avanzi per fare nuove ricette;
  10. Monitorare i rifiuti e valutare cosa ricomprare e in quale quantità: se ad esempio ci si rende conto di buttare ogni giorno della frutta o della verdura questo può aiutare a capire quanta acquistarne alla spesa successiva.

Rispettare il cibo, attribuirgli il giusto valore in un senso culturale ancor prima che economico, è un aspetto chiave se si vuole vincere la battaglia contro lo spreco.

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4661&area=nutrizione&menu=ristorazione

www.foodscovery.it 

Lo sviluppo agroalimentare sostenibile: cresce il divario tra Nord e Sud del mediterraneo

La sfida principale per l’intero settore alimentare è fornire cibo in quantità e qualità sufficienti per soddisfare il fabbisogno nutrizionale globale e, allo stesso tempo, preservare le risorse naturali e gli ecosistemi per sostenere il sistema agroalimentare sul lungo termine.

I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite identificano le principali aree su cui si dovrebbero concentrare gli sforzi congiunti dei paesi del Mediterraneo, ma per essere messe in pratica necessitano di azioni concrete e immediate.

Nei prossimi anni la crescente pressione sulle risorse agro-alimentari, i mutamenti nell’uso delle risorse e i cambiamenti climatici accentueranno il divario tra Nord e Sud del Mediterraneo, e questo richiederà da parte dei governi risposte differenziate, ma coordinate, a livello sia strutturale che di comportamenti individuali” queste le parole del professor Pierangelo Isernia coordinatore, assieme al professor Angelo Riccaboni (presidente della fondazione PRIMA – Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), del gruppo di ricerca Delphi AgrifoodMed dell’Università di Siena, il cui scopo è quello di sviluppare soluzioni intelligenti e innovative per una più sostenibile gestione idrica e dei sistemi agroalimentari nell’area mediterranea, attraverso la promozione di ricerca e innovazione.

A giugno, nell’ambito del convegno “Lo Sviluppo Sostenibile: Didattica, Ricerca & Innovazione nel campo agroalimentare per l’Agenda 2030”, sono stati presentati i risultati di un’indagine che da settembre 2017 a ottobre 2018 ha coinvolto un gruppo di 79 esperti, scelti fra professionisti e studiosi di diverse aree di competenza e provenienti da diversi paesi.

Questa ricerca si è articolata in tre fasi:

  1. Identificare le principali tendenze in corso sulla sostenibilità del sistema agroalimentare e idrico nel breve (2020) e lungo periodo (2030);

  2. Valutare la fattibilità degli interventi politici che i diversi paesi dell’area Mediterranea dovranno mettere in pratica in termini di gestione delle risorse idriche, sistemi agricoli e catene del valore agroalimentare;

  3. Fornire suggerimenti pratici che fungeranno da guida per tutti i soggetti interessati nella catena di approvvigionamento alimentare.

I risultati hanno portato all’identificazione di tre aspetti critici che si articoleranno nel breve e nel lungo periodo:

  • Il divario tra i modelli di sviluppo sostenibile dei paesi del nord del Mediterraneo (Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna) e quelli del sud (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Tunisia, Turchia) continua a crescere;
  • I cambiamenti climatici incideranno in maniera negativa sul sistema agroalimentare aumentando le pressioni ambientali;
  • L’abbandono della dieta mediterranea in favore di una dieta più ricca di carni rosse, carboidrati raffinati, zuccheri e alimenti trasformati, ha profonde implicazioni sulle prospettive di salute delle popolazioni mediterranee.

Gli interventi politici che gli esperti hanno reputato “altamente desiderabili e altamente fattibili”, cioè quelli prioritari, sono essenzialmente cinque:

  1. Agire sulla salute pubblica aumentando la consapevolezza sanitaria e alimentare a partire dalle scuole. Questo permetterebbe di intervenire sui crescenti trassi di sovrappeso e obesità diffusi nelle aree mediterranee;
  2. Porre fine all’uso routinario di antibiotici in animali sani promuovendo la crescita e prevenendo le malattie infettive;
  3. Creare opportunità di lavoro per i giovani nelle aree mediterranee;
  4. Coinvolgere gli agricoltori nell’uso di nuove tecnologie per migliorare l’efficienza delle pratiche agricole;
  5. Affrontare il divario tecnologico e gestionale attraverso una maggiore collaborazione fra operatori del settore agricolo e comunità di ricerca, promuovendo l’innovazione nel settore agricolo.

Per stimolare lo sviluppo sostenibile e coordinato delle regioni del mediterraneo è necessario uno sforzo congiunto da parte dei governi di tutti i paesi.

L’impegno per realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 quindi deve coinvolgere tutti gli attori della filiera agroalimentare e non deve essere sottovalutato, per la salute nostra e del nostro pianeta.

Come dice un antico detto del popolo Masai: tratta bene la Terra, non è un’eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli.

 

Fonti e approfondimenti:

http://www.primaitaly.it/2019/06/12/sostenibilita-agroalimentare-e-idrica-nel-mediterraneo-il-divario-tra-nord-e-sud-e-destinato-ad-aumentare-nei-prossimi-anni/

http://www.primaitaly.it/wp-content/uploads/2019/06/AGRIFOODMED-Delphi-Final-Report.pdf

Plastica negli oceani: l’impegno di Euro Company per salvare i nostri mari

I detriti di plastica costituiti da imballaggi monouso di alimenti e bevande, sacchetti di plastica, vestiti sintetici, prodotti da bagno, cotton fioc, ecc. sono uno dei grandi problemi ecologici dei mari e della terra.

Ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani e se non metteremo a freno questa situazione nel 2050 la massa di plastica negli oceani supererà in peso quella di tutti i pesci dei mari.

L’oceano è ormai diventato un deposito per una quantità inimmaginabile di materie plastiche macroscopiche e delle meno visibili, ma più pericolose, microplastiche.

Cosa sono esattamente le microplastiche?

Come è ben noto la plastica non è biodegradabile ma, se esposta all’erosione dell’acqua e alla luce solare, con il tempo si decompone in frammenti di dimensioni variabili che si aggirano mediamente intorno ai 5 millimetri. Nonostante gli oggetti più voluminosi, responsabili del soffocamento e intrappolamento degli animali, siano quelli che generano più scalpore le microplastiche rappresentano in realtà l’inquinamento più dannoso e “infido”:

  • Possono essere scambiate per cibo e ingerite dagli animali marini, accumulandosi poi nei tessuti.
  • Ftalati e metalli pesanti sono gli inquinanti maggiormente presenti in questi frammenti che, attraverso la catena alimentare, raggiungono anche il nostro piatto e le conseguenze dell’ingestione a lungo termine di queste sostanze non sono ancora ben chiare.

Ripulire gli oceani da questo tipo di inquinamento pulviscolare è un’impresa pressoché impossibile. L’unica possibilità è quindi prevenire l’inquinamento macroscopico tagliando drasticamente la produzione di imballaggi e sostituendo i materiali che possono rilasciare microplastiche.

Questo fenomeno sembra spesso molto lontano dal nostro quotidiano, ma in realtà non accade solo in zone remote della terra: uno dei mari più colpiti da questa forma di inquinamento è infatti proprio il Mediterraneo per via della conformazione semichiusa e dell’alta densità abitativa lungo le coste.  

Per rendersi conto del fenomeno basta fare una passeggiata su una qualunque spiaggia della nostra costa e valutare quanta plastica si è in grado di raccogliere in pochi minuti di passeggiata.

Le problematiche di questo fenomeno non ricadono solo sugli animali e sull’ecosistema marino, ma anche su di noi.

È ormai riconosciuto che un’azione urgente sia assolutamente indispensabile: ridurre la perdita di materie plastiche verso l’oceano è di fondamentale importanza per la salute del pianeta. Il tradizionale modello di produzione, uso e smaltimento delle materie plastiche convenzionali non è più sostenibile.

Altrettanto chiaro è che in una società ormai improntata al fenomeno dell’“usa e getta” questo non sia facilmente attuabile.

Per rendere realizzabile questo obiettivo è fondamentale una collaborazione condivisa su più livelli:

  1. È importante che ogni cittadino faccia la sua parte attuando una corretta raccolta differenziata.
  2. Da parte dei comuni è indispensabile mettere a disposizione del cittadino tutti gli strumenti utili per attuare la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti plastici nella maniera più idonea possibile.
  3. Ultimo, ma di fondamentale importanza: tutte le aziende devono impegnarsi nella riduzione degli imballaggi plastici non biodegradabili sostituendoli con materiali più sostenibili e a ridotto impatto ambientale.

Euro Company pone tra i suoi valori il rispetto verso l’ambiente e negli ultimi 2 anni ha eliminato 24 tonnellate di rifiuti da imballaggio, e oggi si pone un obiettivo ambizioso: entro il 2020 confezionare tutti i prodotti in packaging riciclabili o compostabili al 100%.

Se amiamo e rispettiamo il nostro pianeta, le specie che lo abitano, il cibo che mangiamo ogni giorno e noi stessi, dobbiamo agire subito e in modo consapevole. È responsabilità di tutti noi.

Fonti e approfondimenti:

Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – UNEP: https://www.unenvironment.org/

https://www.focus.it/ambiente/ecologia/non-da-tregua-laccumulo-di-plastica-negli-oceani-di-tutto-il-mondo

http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2017/12/14/news/sopra_un_mondo_di_plastica-3792305/

https://www.wwf.ch/it/i-nostri-obiettivi/inquinamento-dei-mari