4-10 Marzo 2019: Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale

Ridurre l’introito di sale del 30% a livello globale entro il 2025, questo è l’ambizioso obiettivo dell’OMS – Organizzazione mondiale della sanità.

A questo scopo è stata istituita la “Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale“, dal 4 al 10 marzo si mette in luce la necessità di sensibilizzare le perone a ridurre il consumo alimentare di sale.

A promuovere l’iniziativa è la World Action on Salt & Health (WASH) istituita nel 2005, un’associazione che si occupa di migliorare la salute delle popolazioni attraverso la graduale riduzione dell’introito di sodio.
Lo scopo di questa iniziativa, oltre alla sensibilizzazione del consumatore finale, è quello di “incoraggiare le aziende alimentari multinazionali a ridurre il sale nei loro prodotti e a sensibilizzare i Governi sulla necessità di una ampia strategia di popolazione per la riduzione del consumo alimentare di sale“.

E’ ormai noto che un eccessivo consumo di sale e sodio con l’alimentazione sia direttamente associato all’aumento della pressione arteriosa e quindi, indirettamente, all’aumento del rischio di insorgenza di patologie a carico del sistema cardio-circolatorio e del sistema nervoso, quali infarto del miocardio e ictus cerebrale.

Cosa meno nota è invece che l’eccessiva assunzione di sale è stata associata anche ad altre gravi malattie cronico-degenerative, quali tumori, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

Come si legge sul sito del Ministero della Salute:

“La settimana mondiale 2019, dedicata al tema Let’s take salt off the menu (togliamo il sale dai menù), mira anche quest’anno a promuovere l’azione degli Stati e a sensibilizzare l’opinione pubblica, ricordando gli effetti nocivi del consumo eccessivo di sale e incoraggiando la popolazione ad apportare modifiche alle abitudini alimentari e di acquisto”.

 

Fonti e approfondimenti:

Link al poster: http://www.worldactiononsalt.com/media/action-on-salt/awareness/WASH-Version-Poster-2019.pdf

http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=3663

http://www.worldactiononsalt.com/

Eccesso di sale nell’alimentazione: appello all’industria alimentare

Forse non tutti sanno che l’impiego di sale aggiunto nell’alimentazione dell’uomo è un’usanza relativamente recente: originariamente infatti l’unica fonte di sale per l’uomo era costituita da quello naturalmente presente negli alimenti, pari a non più di 1 grammo al giorno!

Oggi sono cinque i grammi di sale – pari a circa 2 g di sodio – che l’Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda di non superare giornalmente per contribuire alla prevenzione dell’insorgenza di diverse patologie che negli ultimi anni sono state ricondotte all’eccessivo impiego di sale nell’alimentazione, fra cui ipertensione arteriosa (causa di patologie a carico del l’apparato cardio e cerebro-vascolare), formazione di calcoli renali, osteoporosi, ritenzione idrosalina e alcuni tipi di neoplasie.

Tanto per capire la portata del problema, in Italia il consumo di sale nella popolazione adulta è in media circa il doppio rispetto a quello raccomandato ed è maggiore nelle regioni del Sud, rispetto a quelle settentrionali e centrali.

Così se un consumo distratto incrementa il rischio di ictus e infarto del miocardio, un consumo consapevole e misurato riduce la pressione arteriosa, migliora la funzionalità di cuore, reni e vasi sanguigni e aumenta la resistenza delle ossa.

Per invertire questa rotta dei consumi, l’OMS guarda principalmente al settore dell’industria alimentare: il 64% del sale che viene assunto giornalmente proviene infatti dai prodotti alimentari presenti sul mercato (prodotti da forno, salumi, pane, formaggi) o da quello che è naturalmente presente negli alimenti. Fare attenzione ai condimenti e limitare il sale aggiunto durante le preparazioni domestiche, nonostante sia di fondamentale importanza, influisce solo per il 36% sul consumo di sale quotidiano.

Qualche dato per avere un quadro più completo di quali siano le principali fonti di sodio nell’alimentazione:

  • Si trova allo stato naturale negli alimenti (acqua, frutta, verdura, carne, ecc.) (circa il 10%).
  • Il sale aggiunto nella cucina casalinga, operazioni di cottura o a tavola come condimento (circa il 36%).
  • Nei prodotti trasformati industrialmente o artigianali (circa 54%).
  • Il maggiore apporto di sodio nell’alimentazione deriva dai cibi industriali e dai consumi fuori casa  (fino al 75%) contro il solo 10% delle preparazioni domestiche.

Nelle preparazioni industriali il sale viene impiegato prevalentemente come esaltatore di sapidità e la ragione principale è per questioni di gusto e lavorazione.

Per raggiungere risultati determinanti in termini di benessere, oltre a sensibilizzare i consumatore sul problema dell’eccesso di sale nell’alimentazione quotidiana, l’OMS si rivolge soprattutto all’industria alimentare. L’appello – sostenuto anche dal ministero della Salute italiano – è quello di ridurre il contenuto di sale nei prodotti trasformati.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario che tutti i soggetti coinvolti nella vita dei consumatori si facciano ambasciatori e promuovano una riduzione del consumo di sale e del suo impiego nei prodotti alimentari: dai professionisti della salute alle organizzazioni governative (Istituto superiore di sanità) e non governative (SINU – Società italiana di nutrizione umana), passando per ristorazione collettiva, grande e piccola industria e, in generale, tutta la filiera agro-alimentare e le Regioni. Solo in questo modo si può raggiungere un consistente miglioramento nella salute dei consumatori e rendere più semplici le scelte alimentari salutari.

Qualcosa ha già iniziato a muoversi: ad Expo Milano 2015 è stato firmato un protocollo sugli “Obiettivi condivisi per il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari con particolare attenzione alla popolazione infantile (3-12 anni)” in cui l’industria alimentare si è presa l’impegno di rimodulare le quantità di zuccheri semplici, sale e grassi saturi aggiunti alle produzioni alimentari e di offrire informazioni più trasparenti in etichetta.

Nell’attesa che l’appello venga accolto da tutti e l’impegno venga abbracciato dall’intera filiera alimentare, ci sono alcune accortezze che i consumatori possono avere individualmente per iniziare a ridurre il rischio di sovra dosaggio di sale nella dieta: 

  • Usare una quantità ridotta di sale durante la preparazione delle pietanze, utilizzando un cucchiaino per dosarlo piuttosto che le mani;
  • Sostituire il sale con erbe aromatiche e spezie che danno gusto e sapidità ai piatti;
  • Condire con succo di limone e/o aceto per dimezzare le dosi di sale aggiunto;
  • Leggere bene le etichette dei prodotti industriali e fare attenzione alla quantità di sale in essi contenuto;
  • Evitare l’uso di dado, conserve e sughi industriali.

Le abitudini alimentari non sono facili da cambiare, ma iniziare ad adottare alcuni accorgimenti utili è un primo passo importante per imparare a ridurre la quantità di sale quotidiana e vivere più in salute.

Fonti e approfondimenti:

https://www.who.int/en/news-room/fact-sheets/detail/salt-reduction

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4950&area=stiliVita&menu=vuoto

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/piu-spezie-aromi-e-vegetali-freschi-per-ridurre-il-consumo-di-sale

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/cinque-grammi-di-sale-piu-danneggiano-il-cuore

 

Un cucchiaino per scoprire lo zucchero aggiunto

I carboidrati sono una classe di nutrienti fondamentali, spesso indicati con il termine generico di zuccheri.

In base alla complessità delle molecole vengono suddivisi in monosaccaridi e disaccaridi (anche detti “zuccheri semplici”), a cui appartengono glucosio e saccarosio, e polisaccaridi (“zuccheri complessi”), a cui appartiene l’amido.

Una distinzione fondamentale è quella tra zuccheri naturalmente presenti negli alimenti, come quelli che si trovano in frutta (fruttosio) e prodotti caseari (lattosio), e zuccheri raffinati estratti industrialmente da canna da zucchero, barbabietole e cereali, che vengono aggiunti agli alimenti durante la trasformazione.

Quando si parla di alimentazione questa separazione è importante per due motivi:

  1. Naturali e raffinati vengono assimilati diversamente dall’organismo (complici fibre e altri composti presenti naturalmente negli alimenti non trasformati).
  2. Mentre i naturali non hanno particolari controindicazioni al consumo, i raffinati, largamente aggiunti nelle produzioni industriali, sono riconosciuti come una delle cause che concorrono alla diffusione dell’obesità e di patologie correlate.

Il problema per la salute non è tanto nello zucchero in sé quanto nell’impiego smodato che l’industria alimentare ne fa per questioni di gusto, tecnologia di lavorazione e conservazione: gli zuccheri aggiunti agli alimenti hanno considerevolmente aumentato il consumo medio di zuccheri semplici.

Sotto la dicitura “zuccheri semplici” è possibile trovare sia gli zuccheri naturalmente presenti nell’alimento, sia le oltre 50 versioni con cui l’industria alimentare lo aggiunge tra gli ingredienti di snack, bevande e altri prodotti: sciroppo di glucosio, maltosio, destrosio, golden syrup, melasse, ecc.

L’abuso che le aziende fanno di zuccheri aggiunti ha reso quasi impossibile per un consumatore calcolare la quantità esatta di zuccheri che sta ingerendo.

Di seguito qualche dato per dare un’idea dell’entità del problema:

  • L’80% dei cibi trasformati contiene zuccheri aggiunti
  • +46% è l’aumento del consumo di zucchero a livello mondiale negli ultimi 30 anni (Fonte Credit Suisse Report, 2013)
  • 27 kg è il consumo annuo pro-capite di zucchero in Italia (Fonte OMS, 2015)

A questi dati si aggiungono quelli sullo stato di salute della popolazione italiana:

  • 10% degli italiani sono obesi (Fonte Rapporto Osservasalute, 2017)
  • 1 bambino su 3 è in sovrappeso (Fonte Ministero della Salute, 2016)
  • 3 milioni e 200 mila persone in Italia dichiarano di essere affette da diabete (Fonte Istat, 2016)

Come possiamo fare quindi per capire quanto zucchero stiamo effettivamente mangiando?

Contare i cucchiaini di zucchero è un gesto semplice, ma capace di grandi risultati.

Pur senza differenziare gli zuccheri naturali da quelli aggiunti, nelle tabelle nutrizionali dei prodotti alimentari sono sempre disponibili il numero di grammi di zuccheri semplici presenti.

Per farci un’idea di quanti zuccheri stiamo mangiando, basti pensare che un cucchiaino ne contiene mediamente 6 grammi e che secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità 4-5 cucchiaini è la razione giornaliera consigliata per un adulto, che corrisponde a circa il 5% dell’introito energetico giornaliero.

  • Un bicchiere di bibita (200 ml) contiene mediamente 22 grammi di zuccheri, pari a 3,6 cucchiaini
  • Dieci grammi di caramelle ne contengono 6,2 grammi, pari a 1,2 cucchiaini
  • Una brioche dal peso di 37 grammi, contiene circa 9,5 grammi di zuccheri, pari a 1,6 cucchiaini
  • Un bicchiere di succo di frutta (200 ml) di zuccheri porta mediamente in dote 4 cucchiaini

Mentre la dannosità degli zuccheri aggiunti è ormai cosa nota, la stessa cosa non vale invece per gli zuccheri naturali su cui, ad oggi, l’OMS non esprime pareri negativi in quanto non esistono evidenze scientifiche a favore della loro dannosità. Calcolare i cucchiaini è un primo facile passo per capire quanto siamo abituati a superare il limite che l’OMS ha stabilito per tutelarci da uno zucchero impiegato dall’industria alimentare con troppa leggerezza.

Cambiare le proprie abitudini è sempre difficile, ma iniziare ad avere una maggiore consapevolezza dei propri comportamenti alimentari è un passo fondamentale. A tal proposito, la conta degli zuccheri può rappresentare un ottimo inizio.

Fonti e approfondimenti:

https://www.istat.it/it/archivio/202600

https://www.who.int/nutrition/publications/guidelines/sugar_intake_information_note_en.pdf?ua=1

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/loms-limitare-gli-zuccheri-aggiunti-non-piu-di-12-cucchiaini-al-giorno

Una Dieta Sostenibile è possibile: per noi e per il pianeta

Il 17 gennaio ad Oslo la Commissione EAT-Lancet ha presentato il report di un progetto di ricerca e revisione durato 3 anni il cui obiettivo era gettare le basi per la definizione di una dieta universale, sana e sostenibile dal punto di vista ambientale.

Questo studio si è rivelato necessario in quanto è sempre più evidente che la scelta del cibo e il modo in cui questo viene coltivato, trasformato, trasportato, consumato e sprecato influiscono in maniera evidente sullo stato di salute non solo delle persone, ma anche dell’intero pianeta.

Esistono forti evidenze a sostegno del fatto che le produzioni alimentari siano tra le maggiori produttrici di gas serra e tra i principali responsabili dei cambiamenti ambientali globali in particolare cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, sfruttamento delle acque dolci, interferenze con i cicli globali di azoto e fosforo e cambiamenti del sistema terrestre. Allo stesso tempo, diete non sane sono tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di malattie come diabete, patologie cardiovascolari e tumori in tutto il mondo. Si stima che l’incidenza di una dieta sbagliata sulle cause di mortalità sia più alta di quella di alcol, droghe, tabacco e rapporti sessuali non protetti messi assieme. A questo si aggiunge il forte stato di denutrizione globale nei paesi in via di sviluppo: oggi infatti più di 800 milioni di persone non hanno cibo sufficiente per il proprio sostentamento, mentre molti altri paesi seguono regimi alimentari scorretti fatti di porzioni eccessive e alimenti combinati in maniera sbagliata che sono causa di insorgenza di sovrappeso e obesità.

Alla luce di queste considerazioni risulta evidente che la trasformazione del sistema alimentare debba essere radicale, urgente e indispensabile.

Per fare ciò la commissione si è concentrata su due aspetti fondamentali della filiera alimentare:

  • Consumo finale: identificare quale sia la dieta più idonea per mantenere lo stato di salute della popolazione

  • Produzione: identificare quali possano essere le modifiche da attuare alla filiera di produzione alimentare per renderla sostenibile

Il team, composto da oltre 30 tra i massimi esperti impegnati in diversi settori (salute umana, agricoltura, scienze politiche e sostenibilità ambientale) provenienti da tutto il mondo, ha lavorato per definire una dieta universale di riferimento per stimare gli effetti sulla salute e sull’ambiente derivati da una dieta alternativa, rispetto alle diete standard attuali spesso ad alto contenuto di alimenti trasformati e non sani.

Oltre ad avere effetti positivi sulla salute la dieta universale dovrà essere in grado di far fronte in maniera sostenibile alla forte crescita demografica prevista nei prossimi anni: le stime delle Nazioni Unite dicono infatti che entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà circa i 10 miliardi di persone.

I gruppi di lavoro della Commissione si sono interrogati su cinque temi fondamentali:

  • Che cos’è una dieta sana? Cioè una dieta basata su solide evidenze scientifiche che deve ottimizzare la salute, intesa non solo l’assenza di malattia ma come uno stato di benessere completo (fisico, mentale e sociale).
  • Cos’è un sistema alimentare sostenibile?
  • Quali sono le tendenze che danno forma alle diete oggi? Cioè cosa si trova effettivamente nei piatti delle persone nei diversi paesi del mondo.
  • Possiamo ottenere diete sane da sistemi alimentari sostenibili? Come?
  • Quali sono le soluzioni e le politiche che possiamo applicare? Una serie di linee guida che governi, imprese e consumatori dovrebbero seguire per raggiungere gli obiettivi in tema di salute e benessere del pianeta.

Il risultato è una dieta varia, con un apporto calorico giornaliero di 2500 kcal, che prende come modello base la dieta Mediterranea con alcuni aggiustamenti.

La dieta sana e “sostenibile” deve essere composta prevalentemente da una grande varietà di frutta, verdura e proteine di origine vegetale (frutta secca e legumi), ridotte quantità di alimenti di origine animale (quantità moderate di pesce e pollame, poca o nessuna quantità di carne rossa e carni lavorate), deve prediligere i grassi insaturi rispetto ai saturi e consumare quantità limitate di cereali raffinati, cibi altamente trasformati e zuccheri aggiunti.

Di seguito una tabella che riassume le indicazioni principali per una “dieta sostenibile”:

ALIMENTI Grammi Macronutrienti da assumere al giorno (possibile intervallo)

Apporto calorico (kcal) giornaliero

Cereali integrali 232 811
Tuberi o vegetali amidacei 50 (0-100) 39
Vegetali 300 (200-600) 78
Frutta 200 (100-300) 126
Prodotti lattiero-caseari 250 (0-500) 153
Carni rosse 14 (0-28) 30
Pollame 29 (0-58) 62
Uova 13 (0-25) 19
Pesce 28 (0-100) 40
Legumi 75 (0-100) 284
Frutta secca 50 (0-75) 291
Grassi insaturi 40 (20-80) 354
Grassi saturi 11.8 (0-11.8) 96
Zuccheri aggiunti 31 (0-31) 120

 

Questa trasformazione delle abitudini alimentari può verificarsi solo attraverso un’azione multisettoriale e multilivello che coinvolga tutta la filiera, dal produttore fino al consumatore finale.

I cambiamenti che devono essere attuati riguardano:

  • Un sostanziale spostamento delle abitudini alimentari verso schemi dietetici prettamente vegetali: una riduzione del 50% del consumo di carne e zucchero e un raddoppiamento dei consumi di frutta, verdura, frutta secca e legumi,

  • Una forte riduzione delle perdite alimentari e degli sprechi di cibo,

  • L’attuazione di importanti modifiche e miglioramenti nelle pratiche di produzione alimentare.

Il report si chiude con cinque strategie da attuare per rendere possibile la cosiddetta “Grande Trasformazione Alimentare”:

  1. E’ necessario che a livello nazionale ed internazionale ci si impegni nella promozione di un passaggio ad una dieta più sana.
  2. Ridefinire le priorità agricole: passare dalla produzione di grandi quantità di cibo alla produzione di cibo di qualità.
  3. Nuova rivoluzione agricola: aumentare in modo sostenibile la produzione di cibo di qualità, tramite l’innovazione dei sistemi.
  4. Amministrare in modo sostenibile, controllato e coordinato la terra e gli oceani, senza estendere ulteriormente i terreni adibiti all’agricoltura e sfruttare le risorse ittiche in maniera incontrollata.
  5. Dimezzare gli sprechi alimentari su tutti i livelli, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

I dati disponibili ad oggi sono già più che sufficienti per giustificare un’azione immediata; se non viene fatto nulla in proposito le generazioni future finiranno con l’ereditare un mondo gravemente degradato dove gran parte della popolazione soffrirà di malnutrizione e malattie prevenibili.

La Grande Trasformazione Alimentare è sia necessaria che realizzabile.

Euro Company si trova perfettamente in linea con i risultati emersi da questo studio: è indispensabile che l’intera industria alimentare si ponga come obiettivo quello di produrre alimenti più sani e  genuini e di farlo in maniera attenta e sostenibile

  • Ogni giorno infatti ci preoccupiamo che la nostra frutta secca e i nostri prodotti 100% vegetali siano buoni, il meno manipolati possibile e senza zuccheri aggiunti, mantenendo solo gli zuccheri naturali della frutta.
  • A livello produttivo acquistiamo energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e abbiamo ridotto del 15% le nostre emissioni di CO2.
  • In 2 anni abbiamo ridotto di 24 tonnellate di rifiuti da imballaggio e contiamo di rendere i nostri packaging 100% compostabili entro il 2020.

Ogni azienda e ogni individuo dovrebbe fare la sua parte in questo progetto ambizioso, per il bene nostro e del nostro pianeta.

Walter Willett, Johan Rockström, Brent Loken, Marco Springmann, Tim Lang, Sonja Vermeulen, Tara Garnett, David Tilman, Fabrice DeClerck, Amanda Wood, Malin Jonell, Michael Clark, Line J Gordon, Jessica Fanzo, Corinna Hawkes, Rami Zurayk, Juan A Rivera, Wim De Vries, Lindiwe Majele Sibanda, Ashkan Afshin, Abhishek Chaudhary, Mario Herrero, Rina Agustina, Francesco Branca, Anna Lartey, Shenggen Fan, Beatrice Crona, Elizabeth Fox, Victoria Bignet, Max Troell, Therese Lindahl, Sudhvir Singh, Sarah E Cornell, K Srinath Reddy, Sunita Narain, Sania Nishtar, Christopher J L Murray; Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems; The Lancet Commissions; January 16, 2019.

Cinque consigli per una dieta sana, parola di OMS

Seguire una dieta sana, un’alimentazione equilibrata e uno stile di vita attivo è fondamentale per mantenere l’organismo in salute. Intervenire su modelli alimentari sbagliati istruendo i consumatori a scegliere accuratamente ciò che mangiano, prediligere cibi di qualità e bilanciare i nutrienti è importante per contribuire alla riduzione del rischio di insorgenza di gravi patologie quali diabete, obesità, complicanze cardiovascolari, osteoporosi e molte altre.

All’inizio dell’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilasciato una lista di 5 pratici consigli da seguire per iniziare ad avere maggiore cura della propria alimentazione:

  1. Varia la tua alimentazione: non esiste nessun alimento che contenga al suo interno tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno per vivere in salute. Una dieta corretta deve comprendere una grande varietà di cibi freschi e capire come combinarli in maniera bilanciata è il primo passo da compiere per mantenere l’organismo forte e in salute.
  2. Riduci il sale nella dieta: nel mondo si consuma troppo sale. In media una persona ne assume sempre il doppio rispetto al limite giornaliero raccomandato dall’OMS di 5 grammi (che equivale a circa un cucchiaino) attraverso gli alimenti stessi, il sale aggiunto come condimento e quello presente nella maggior parte dei prodotti trasformati. Ridurre l’assunzione di sale aiuta a proteggere l’organismo dall’insorgenza di diverse patologie a carico del sistema cerebrale e cardiocircolatorio.
  3. Riduci l’uso di grassi non sani: i grassi sono nutrienti fondamentali per il buon funzionamento del nostro organismo. In media l’apporto calorico di una dieta equilibrata dovrebbe essere costituito per il 25-30% da grassi, l’importante è saperli scegliere bene. La sostituzione nella dieta di grassi saturi con grassi insaturi contribuisce al mantenimento di normali livelli di colesterolo nel sangue e la riduzione dell’assunzione di grassi trans, presenti soprattutto nei prodotti fritti ed industriali di scarsa qualità, aiuta a prevenire diverse patologie tipiche della nostra epoca.
  4. Limita l’assunzione di zuccheri: un’eccessiva assunzione di zuccheri semplici è stata associata ad un aumento nell’insorgenza di diabete, obesità, sindrome metabolica e diverse altre patologie. Gli zuccheri nascosti negli alimenti industriali spesso ci impediscono di capire quanto zucchero stiamo effettivamente assumendo con la dieta. Per evitare di eccedere nel consumo è bene leggere attentamente le etichette dei prodotti che si stanno acquistando, prediligere alimenti poco trasformati e mantenersi sempre all’interno della dose giornaliera consigliata (circa 20-25 g al giorno/6 cucchiaini, meno del 10% della quota calorica giornaliera).
  5. Evitare l’uso dannoso di alcol: bere troppo o troppo spesso è pericoloso per la salute. Oltre ai danni indiretti alcol-correlati (incidenti stradali, infortuni sul lavoro, ecc.) sul lungo termine l’eccessivo consumo di alcol può provocare seri danni diretti a livello epatico, del sistema cardiocircolatorio e cerebrale. Si stima che l’abuso di alcol aumenti il rischio di insorgenza di oltre 200 le patologie. Non esiste una soglia universalmente riconosciuta come sicura per l’assunzione di alcol e ogni persona ha un suo limite di tolleranza specifico. In generale limitare il consumo di bevande alcoliche è sempre benefico per l’organismo, ricorda: Less is better.
Nonostante il 2019 sia già iniziato, non è mai troppo tardi per cominciare ad avere cura di sé.

 

Fonti e approfondimenti:

https://www.who.int/news-room/feature-stories/detail/5-tips-for-a-healthy-diet-this-new-year

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1459&area=nutrizione&menu=patologie

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=4950&area=stiliVita&menu=alimentazione

https://www.who.int/mediacentre/news/releases/2015/sugar-guideline/en/

http://www.fao.org/3/a-as686o.pdf

La giusta porzione è “a portata di mano”

Molte persone riscontrano grande difficoltà nel comprendere quale possa essere la giusta porzione di alimento da consumare per sentirsi sazi e appagati.

Consumare ogni giorno porzioni eccessive di cibo, industriale e/o di scarsa qualità, oltre a contribuire allo spreco alimentare è anche fra le principali cause di insorgenza di sovrappeso e obesità, anche infantile.

Obesità e patologie ad essa correlate sono un rilevante problema di salute pubblica a livello mondiale.

I dati disponibili sul sito del Ministero della Salute sono decisamente preoccupanti, all’obesità/sovrappeso sono infatti attribuiti:

  • il 44% dei casi di diabete tipo 2,
  • il 23% dei casi di cardiopatia ischemica,
  • fino al 41% di alcuni tumori.

Per un totale di decessi attribuibili all’obesità nel mondo pari almeno a 2,8 milioni all’anno!

Secondo l’OMS dal 1980 ad oggi la prevalenza di obesità nel mondo è raddoppiata: nel 2008 si contavano oltre 1,4 miliardi di adulti in sovrappeso, di cui 200 milioni di uomini e 300 milioni di donne obesi conclamati. Nel 2011 i bambini sovrappeso al di sotto del 5 anni erano circa 40 milioni.

Nella stragrande maggioranza dei casi l’insorgenza di sovrappeso e obesità è da ricondurre allo stile di vita costituito da un’alimentazione scorretta (generalmente ipercalorica) e un ridotto dispendio energetico (scarsa attività fisica e sedentarietà).

La British Nutrition Foundation nella guida “Trova il tuo equilibrio” oltre a dare indicazioni su come combinare in maniera corretta i cibi ha anche ideato un metodo intuitivo e, letteralmente, “a portata di mano” per capire quale sia la corretta porzione: questo metodo impiega infatti come unità di misura proprio mano, pugno e pollice!

Sul sito della British Nutrition Foundation è disponibile un elenco di “misure” di alcuni degli alimenti di più largo consumo rapportati alle dimensioni della mano calcolati tenendo in considerazione le dimensioni delle porzioni in tutto il mondo e ciò che è disponibile nei supermercati del Regno Unito, alcuni esempi:

  • 2 manciate di pasta secca o riso (che corrispondono a circa 75 g).
  • Un mucchio di spaghetti del diametro di una moneta da 1 sterlina, misurata con il dito e il pollice (75 g).
  • La quantità di pasta cotta o riso che si adatterebbe in due mani a coppa insieme (180 g).
  • Una patata al forno delle dimensioni del tuo pugno (220 g).
  • Circa 3 manciate di cereali per la colazione (40 g).
  • Un pezzo di petto di pollo grigliato della metà della grandezza della tua mano (120 g).
  • Un pezzo di formaggio delle dimensioni di due pollici insieme (30 g)

Ogni persona ha le proprie esigenze nutrizionali specifiche a seconda di costituzione, età, sesso, livello di attività fisica svolta, ecc. e le porzioni di cibo variano in funzione delle necessità individuali. Se una persona è alta o svolge molta attività fisica le sue necessità saranno diverse rispetto quelle di una persona bassa che sta cercando di perdere peso. Il metodo della mano in questo caso risulta ancora proporzionalmente accettabile perché una persona più grande, con mani più grandi, otterrà automaticamente porzioni più grandi rispetto a quelle di persone più piccole, con mani più piccole.

Ovviamente si tratta di un sistema di misura molto empirico che non tiene in grande considerazione nessun parametro specifico.

Il metodo più preciso per calibrare le porzioni degli alimenti in funzione delle proprie necessità rimane:

  1. farsi seguire da un nutrizionista per effettuare tutte le misurazioni fisiche necessarie
  2. utilizzare una bilancia per pesare il proprio cibo in maniera precisa
  3. fare riferimento alle porzioni standard indicate nelle linee guida.
L’impiego di un metodo veloce e divertente per calcolare le porzioni, come può essere l’utilizzo di una mano, può aiutare a valutare meglio quanto cibo si sta consumando e con il tempo permette di modulare meglio le porzioni. Alimentarsi in maniera più consapevole è il primo passo fondamentale per il miglioramento dello stato di salute.

Dal sito della British Nutrition Foundation

Fonti e approfondimenti:

https://www.nutrition.org.uk/healthyliving/find-your-balance/portionwise.html

https://www.bbc.com/news/av/health-46843832/healthy-eating-what-is-a-correct-food-portion

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?area=Malattie_endocrine_e_metaboliche&id=175